I campi di concentramento sono nati nel 1940 a Oswiecim, in Polonia, creati inizialmente per il sovraffollamento dei detenuti polacchi nelle prigioni ma soprattutto per generare paura, terrore e sottomissione dall’istituzione nazista. Dal 1942 al 1944 venne utilizzato come campo di sterminio di massa per eliminare il popolo ebraico considerato una “razza impura” ma anche di zingari, testimoni di Geova, omosessuali. I deportati morivano di fame, di freddo, per le punizioni inflitte ingiustamente e per le terribili condizioni che li costringeva a vivere in uno stato di crudeltà assoluta privandoli della loro dignità
Per gestire la struttura di Auschwitz, venne suddivisa in tre zone:
- Auschwitz I nato nel 1940 era la sede degli uffici dei comandanti ma anche di prigionia. Raggiungeva quasi 20mila deportati
- Auschwitz II – Birkenau situato a circa 3 km da Oswiecim, era il più vasto dei campi, circa 175 ettari, dove giungevano le persone per poi essere smistati o nelle fabbriche o mandati alle camere a gas. Raccoglieva quasi 90 mila prigionieri
- Auschwitz III Monowitz collocato a Monowice, a circa 6km da Oswiecim, veniva impiegata la manodopera dei prigionieri presso la fabbrica tedesca “IG FarbenIndustrie” che produceva gomma sintetica e per la raffinazione della benzina: Buna Werke o nelle sedi staccate in Slesia. Contava più di 11mila persone
INFO UTILI AUSCHWITZ
Auschwitz è raggiungibile con il bus dalla stazione Krakow Glowny – Dworzec Autobusowy in Bosacka 18 (vicino al centro storico Stare Miastro) con direzione “Oswiecim”. Da Cracovia si arriva in un’ora e venti minuti circa e il costo è di 24 zoltly a/r (5,40€ circa)
L’entrata al museo è gratuita ma vi consiglio la guida in italiano, molto preparata e competente prenotabile al sito www.auschwitz.org con orario invernale delle 12.15 al prezzo di 45 zoltly (circa 10€). I gruppi sono composti da 35 persone e dura tre ore e mezza. Dopo i veloci controlli alle borse, vengono distribuite le cuffiette per ascoltare meglio l’operatrice che ci accompagna durante il percorso
AUSCHWITZ I
Il tour inizia entrando nel famoso cancello con la scritta “ARBEIT MACHT FREI”, “il Lavoro rende liberi” uno dei simboli del genocidio nazista. Noterete che la “B” di Arbeit è rovesciata in segno di disaccordo e ribellione del polacco Jan Liwacz, che lo fabbricò su commissione del capo tedesco Kurt Muller. Sulla piazza l’orchestra suonava la marcia che aiutava i tedeschi a contare i prigionieri quando andavano e ritornavano dal lavoro
La maggior parte degli ebrei provenienti soprattutto dall’Ungheria furono ingannati credendo di andare a vivere nelle zone acquistate che i nazisti vendettero fittiziamente
Gli internati prima di accedere nella camera a gas venivano fatti spogliare pensando di lavarsi ma dalle docce l’acqua non è ma scesa. Dalle fessure usciva il gas mortale, lo ZIKLON B, prodotto dalla “Degesch” che guadagnò 300.000 marchi per la vendita del prodotto pur sapendo il motivo per quale veniva utilizzato. Dopo la liberazione furono trovati numerosi barattoli vuoti ma anche pieni
Nel Blocco 5 furono ritrovati grande quantità di occhiali, 2100 valigie con gli indirizzi delle vittime e 40.000 paia di scarpe, oggetti appartenuti agli ebrei ma anche due tonnellate di capelli femminili da cui i tedeschi ricavavano traliccio
Nel blocco 11 fu innalzato il “Muro della Morte” chiamato così per coprire la vista delle esecuzioni e le fucilazioni di migliaia di polacchi. Accanto vedrete due pali che rappresentavano la punizione del paletto: mani legate e strappati i tendini. Nei sotterranei si possono vedere varie tipi di celle punitive: cella 18 venivano condannati a morire di fame, la 20 nominata “segreta” dove morivano soffocati per mancanza d’aria, nella 21 sono esposti i disegni dei prigionieri e cella 22 rinchiusi in bunker di minuscole dimensioni
Ai deportati ammalati respinti dall’ospedale per sovraffollamento venivano soppressi con iniezioni di fenolo al cuore. Per tale motivo questo luogo era chiamato “l’anticamera del crematorio”. I medici eseguivono esperimenti crudeli ai bambini gemelli, menomati e sterilizzazioni sulle donne ebree. L’Università di Berlino in contatto con i dottori dei campi era a conoscenza delle brutalità di Auschwitz
Nell’aprile del 1947 i sovietici eseguirono la condanna a morte del comandante Rudolf Hoss che aveva sempre abitato nei campi con la sua famiglia
In uno stabile sono conservati due forni crematori costruiti dalla ditta “Topf und Sohne Erfurt”: 350 corpi venivano cremati in 24 ore
AUSCHWITZ II – BIRKENAU
Per accedere al secondo campo, Birkenau che dista circa 3 km c’è una navetta gratuita, dove la maggior parte delle costruzioni furono distrutte dai tedeschi per cancellare le prove dello sterminio. Sono visibili solo i camini
Le vittime percorrevano più di 2000 km, viaggiando per quasi dieci giorni, rinchiusi e sbarrati in vagoni merci senza ricevere cibo e assistenza. Giunti allo scalo ferroviario, la maggior parte delle persone era deceduta, il restante era in uno stato confusionale e di esaurimento
Integre sono le baracche in legno senza fondamenta dove dormivano i prigionieri che si ammalavano per le scarsissime condizioni igieniche e la mancanza d’acqua. Infatti l’alimentazione consisteva in un “caffè” d’erbe a colazione, una minestra di verdura avariata a pranzo e 350g di pane nero con un cucchiaio di marmellata o formaggio a cena
Nel 1942 a Birkenau furono costruiti quattro forni crematori e camere a gas dove potevano morire circa 4000 persone al giorno. I deportati li separavano in due file: uomini e donne con bambini, per poi essere ispezionati e poste domande sull’ età e sulla tipologia del lavoro. Le SS (Schutzstaffeln cioè Staffette di Sicurezza) così decidevano il loro destino: chi veniva contrassegnato -nel 1943 marchiato tramite tatuaggio- con il numero di matricola per idoneità al lavoro, chi raggiungeva a piedi la camera a gas ignaro di ciò che gli aspettava. Tagliati i capelli, tolti i denti d’oro venivano cremati e le ceneri usati come fertilizzante
Tra i resti dei crematori si innalza il Monumento Internazionale in Memoria delle Vittime di Auschwitz inaugurato nel 1967
Dal libro “Album Auschwitz” un ex deportato ricorda:
Noi prigionieri di Auschwitz abbiamo patito le pene dell’ Inferno. Ogni mattina, lo sguardo si posava sui crematori nella velata speranza che la follia fosse finita, che i camini da cui erano passati migliaia di esseri umani si fossero finalmente fermati. Ma le nostre preghiere rimasero inascoltate. Le fiamme fuoriuscivano dal ventre della morte esattamente come il giorno prima. Il mondo non era rinsavito durante la notte. Terrorizzati e ridotti all’impotenza, sopravvivevamo con un peso sul cuore e un nodo in gola che non ci lasciavano mai
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